Il 30 ed il 31 maggio scorso, presso la Fondazione Venanzio Crocetti di Roma, l’urban artist Pino Volpino ha esposto alcuni suoi lavori nell’ambito di un evento chiamato Pezzi Unici, una mostra collettiva organizzata dall’associazione Dignity-no profit people ETS, con l’intento di celebrare l’autenticità dell’arte ed il valore della trasformazione del processo creativo.

Pino Volpino non è nuovo a questo tipo di collaborazioni con realtà impegnate nel sociale. I suoi lavori, infatti, affrontano tematiche comunitarie ed interpersonali con un approccio intimista. Ha dipinto su carta, legno, tela, materiali di riciclo a cui è stata concessa una seconda vita e sempre, attraverso un bestiario attonito e indifeso, ha esplorato temi profondi e simbolici, rendendo il mondo animale un soggetto ricco di significato e ispirazione. Ma Giuseppe è anche un grande sperimentatore e dunque sta provando negli ultimi anni ad evolversi oltre il riconoscibile, trasformando in simboli distintivi del proprio lessico una serie di segni che riassumono, sintetizzandola, la sua poetica.

Dunque, presso il Museo Crocetti abbiamo assistito ad una interessante celebrazione di queste rappresentazioni iconiche: numerose immagini-simbolo, che solo in apparenza si somigliano, si svolgevano in lunghezza sulle pareti, seguendo un ritmo visivo che dava energia a ciascuna composizione. In una illusoria ripetizione, mai casuale, ottenuta grazie all’utilizzo di fogli di acetato, piccole icone caratterizzate sempre da occhi bianchi, grandi e spalancati si rincorrevano senza sosta, ognuna diversa, espressiva, quasi ad urlare, mute, la loro presenza.

Ci si inganna se si pensa che fossero tutte uguali: il simbolismo ripetuto di Pino Volpino è solo un espediente utilizzato dall’artista per rafforzare un messaggio, un tema o un’idea, creando un senso di continuità e riconoscibilità del proprio linguaggio espressivo, grazie anche ad un uso del colore piuttosto accattivante, ma che non cede mai alla retorica dell’estetica. Gli strati sovrapposti di tempere o acrilici contribuiscono, infatti, a creare un ritmo visivo e a sottolineare l’importanza di certi simboli all’interno dell’opera stessa. I rosa, i gialli, i celesti, ma pure i rossi ed i neri ed i bianchi piatti e profondi, diventano infine parte integrante di un vocabolario tutto personale che cerca il suo spazio vitale nell’universo.


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