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ALBERTO DI FABIO: REALTA’ PARALLELE

24 maggio – 22 luglio 2012

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma

 

A Roma si è conclusa a luglio la mostra personale di Alberto Di Fabio. In realtà, più che di una esposizione, si è trattato di una installazione site specific. E se la dicitura inglese indica un intervento pensato per essere inserito in un determinato luogo, mai espressione è stata più calzante per spiegare l’ultima operazione creativa dell’artista. 60 ipnotiche carte cinesi intelaiate svettavano nella luce dorata del corridoio che funge da collegamento tra i due corpi di fabbrica della Galleria Nazionale.

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Spazio complesso, alto e stretto, a prima vista inidoneo a eventi del genere. E invece per una strana alchimia, grazie alla intensa luce estiva, le piccole tele di Di Fabio (50 x 70 cm l’una) campeggiavano fiere in questa nuova epifania. Sì, perché la mostra è stata un po’ un battesimo per l’artista abruzzese che ha ormai al suo attivo oltre vent’anni di carriera e riconoscimenti, ottenuti per lo più all’estero. Ma non è la prima volta che l’Italia si accorge in ritardo delle sue eccellenze: chi lavora nel mondo dell’arte e della cultura lo sa bene, purtroppo. Ma Alberto è riuscito, con passione e costanza, a fare un primo passo importante per la meritata approvazione del proprio lavoro. E qui, dove il nucleo più antico si raccorda con quello più moderno del museo, Di Fabio ha dato vita ad una installazione aerea, una vera e propria iconostasi, come scrive la soprintendente Marini Clarelli, in cui la luce ha fatto da padrona, accentuando i colori e talvolta sfondando le superfici. Superfici dipinte con sapienza, metodo e ricerca, in cui, attraverso percorsi colorati, forme senza apparente significato si intersecano spigolose o tondeggianti, lasciando agli occhi del fruitore la meraviglia della composizione. Sembra di avvertirne la vibrazione, come se guardare questa pittura fosse una esperienza sensoriale e cerebrale, simile ad una scarica elettrica percettiva che coinvolge pensiero e istinto. In una recente intervista Alberto aveva dichiarato: “Mi hanno spesso accusato d’essere decorativo, ma non me ne cruccio. Altri la pensano diversamente. Io ci vedo armonia ed eleganza. C’è dentro una ricerca di perfezione, di assoluto. La scienza e l’arte su questo piano si rincorrono.” E in effetti, rappresentazioni del micro e del macro cosmo si susseguono a comporre spazi onirici, in cui linee e punti raccontano un tempo interiore. Sembra di partecipare ad una realtà fisica e sensoriale in cui vige suprema l’armonia.

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Tutto è in perfetto equilibrio: la luce, il colore, lo spazio, il tempo, i pieni, i vuoti. Si tratta di una indagine artistica lenta, basata su tematiche ambientali, abbastanza in controtendenza rispetto ai ritmi attuali, in cui i dettagli della rappresentazione sembrano mostrare, sotto la lente di ingrandimento, cieli stellati o montagne lontane. In questa visione caleidoscopica, infinite unità astratte si compongono in strutture ordinate, quasi ad evidenziare il suo spiccato interesse per gli ecosistemi, la genetica, la meccanica quantistica, le sinapsi cerebrali e la musica. Musica che fa da filo conduttore, da sottofondo a tutte le sue creazioni. Quella di Di Fabio sembra una ricerca tesa a vivisezionare lo scibile, per scomporlo e comprenderne l’intima struttura. Si assiste allo sprigionarsi di una gran quantità di energia fisica e mentale utilizzata in gran parte per frenare, rallentare il tempo in cui viviamo, per sedimentare le conoscenze e farne bagaglio personale. Si tratta quasi di compiere un’azione simile ad uno scavo archeologico: dal presente, indietro verso il passato, l’origine del mondo. Libero da vincoli ideologici e preconcetti mentali, come scrive Pancotto curatore della mostra con la Rorro, Alberto Di Fabio ha ammirato ed appreso la lezione di molti Maestri del passato, da Giotto a Kokoska, da Kleine a Carrà, De Chirico, Sironi, Boetti con cui ha collaborato a lungo. Ha costruito un personalissimo repertorio iconografico denso ed ampio, facendosi guidare più spesso dall’emozione che dalla sola fredda ragione. Quando, tempo fa’, gli abbiamo chiesto cosa fosse per lui la pittura, Alberto ci ha candidamente risposto: “La pittura è una alchimia, un bene inestimabile, come fosse oro.”

 

http://www.albertodifabio.com/

 

 

 

 

 

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